Il Papa lascia il Giappone. Alla Sophia University: “Lo studio non sia privilegio di pochi, concentrarsi su giovani e poveri”
Ultimo appuntamento del Pontefice nell’Ateneo fondato dai gesuiti a Tokyo nel 1913
TOKIO. Lo studio universitario «di qualità», piuttosto che essere considerato «un privilegio di pochi», va accompagnato dalla «consapevolezza di essere servitori della giustizia e del bene comune; servizio da attuare nell’area che ognuno è chiamato a sviluppare. Una causa che ci riguarda tutti». Il viaggio in Giappone di Papa Francesco si conclude nella Sophia University di Tokyo, il prestigioso ateneo giapponese fondato nel 1913 dalla Compagnia di Gesù su invito di Papa Pio X.
Bergoglio parla dinanzi a 700 studenti – la maggior parte dei quali non cattolici – e docenti delle otto facoltà e diciotto dipartimenti che compongono l’Università. Tra questi ci sono numerosi confratelli gesuiti, alcuni dei quali in mattinata hanno partecipato alla messa privata celebrata dal Pontefice nella Cappella del Kulturzentrum, a cui ha fatto seguito l’incontro – sempre a porte chiuse – con il Collegio Massimo nella Sophia University e la visita ai sacerdoti anziani e malati dell’Ateneo. Tra questi anche l’ex superiore generale della Compagnia di Gesù, che dopo la conclusione del suo incarico nel 2017 si è trasferito a Manila (Filippine).
Francesco, per il suo discorso in Aula magna, parte da un’analisi della società nipponica caratterizzata da «efficienza» e «ordine» ma dove è evidente che «si desidera e si cerca qualcosa di più». Secondo il Papa si tratta di «un desiderio profondo di creare una società sempre più umana, compassionevole e misericordiosa».
In questo scenario i centri di studio, che come primo compito hanno quello di mantenere «la loro autonomia e libertà», possono offrire un contributo fondamentale: «In una società così competitiva e tecnologicamente orientata, questa Università dovrebbe essere non solo un centro di formazione intellettuale, ma anche un luogo in cui una società migliore e un futuro più ricco di speranza possono prendere forma», afferma il Pontefice.
«Nessuno studente di questa università – sottolinea – dovrebbe laurearsi senza aver imparato come scegliere, responsabilmente e liberamente, ciò che in coscienza sa essere il meglio». In ogni situazione, anche in quelle più complesse, Francesco chiede a studenti e docenti della Sophia di «interessarvi a ciò che nella vostra condotta è giusto e umano, onesto e responsabile, come decisi difensori dei vulnerabili, e possiate esser conosciuti per quell’integrità che è tanto necessaria in questi momenti, nei quali le parole e le azioni sono spesso false o fuorvianti».
Il Papa invita anche ad assumere come priorità tematiche quali la tutela della casa comune, nello spirito della Laudato si’, e l’identità internazionale, altra peculiarità della Sophia Univerity che ogni anno permette a circa mille studenti stranieri di studiare nel Sol Levante e ad oltre duemila giovani giapponesi di seguire corsi di studio all’estero.
Fin dalla sua fondazione, infatti, l’Ateneo è stato arricchito dalla presenza di professori provenienti da diversi Paesi, rammenta Papa Francesco, a volte anche da «Stati in conflitto tra loro». Ogni divergenza è stata superata «dal desiderio di dare il meglio ai giovani del Giappone». Non poteva essere altrimenti perché sono i giovani il futuro della Chiesa e del mondo: «La Chiesa universale guarda con speranza e interesse ai giovani di tutto il mondo», assicura il Papa. E insiste: «La vostra Università nel suo insieme è chiamata a concentrarsi sui giovani, che non solo devono essere destinatari di un’educazione qualificata, ma anche partecipare a tale educazione, offrendo le loro idee e condividendo la loro visione e le speranze per il futuro».
L’augurio è quindi che la Sophia University «possa essere conosciuta per questo modello di confronto e per l’arricchimento e la vitalità che esso produce». Accanto ad esso, Bergoglio pone l’invito a «camminare con i poveri e gli emarginati del nostro mondo», specialmente in un tempo come quello attuale ferito profondamente da una «cultura dello scarto». L’Università deve perciò essere «sempre aperta a creare un arcipelago in grado di mettere in relazione ciò che socialmente e culturalmente può essere concepito come separato», esorta il Papa, «gli emarginati saranno coinvolti e inseriti in modo creativo nel curriculum universitario, cercando di creare le condizioni perché ciò si traduca nella promozione di uno stile educativo capace di ridurre le fratture e le distanze».
Le ultime parole del Papa argentino in Giappone sono un «grazie», sincero e commosso, a «tutto il popolo giapponese» per l’accoglienza ricevuta durante questo 32esimo viaggio internazionale. Il Pontefice poi lascia l’Ateneo per trasferirsi in automobile all’aeroporto di Tokyo, dove si è svolta una breve cerimonia di congedo con il saluto ai vescovi e alle delegazioni e l’omaggio floreale da parte di due ragazze in abiti tradizionali.
L’aereo papale si è alzato in volo in un cielo carico di nuvole intorno alle ore 11.43 (03.43 in Italia), leggermente in anticipo rispetto al programma. L’atterraggio in Italia, nell’aeroporto di Roma-Fiumicino è previsto alle 17.05 circa. Durante il lungo tragitto, il Papa rilascerà la consueta intervista agli oltre settanta giornalisti che lo hanno accompagnato in questa trasferta asiatica.