Loiola XXI

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Japon. Ultimo encuentro del Papa con los jóvenes de la Universidad de los jesuitas «Sofia»

Il Papa lascia il Giappone. Alla Sophia University: “Lo studio non sia privilegio di pochi, concentrarsi su giovani e poveri”

Ultimo appuntamento del Pontefice nell’Ateneo fondato dai gesuiti a Tokyo nel 1913

Il Papa lascia il Giappone. Alla Sophia University: “Lo studio non sia privilegio di pochi, concentrarsi su giovani e poveri”

TOKIO. Lo studio universitario «di qualità», piuttosto che essere considerato «un privilegio di pochi», va accompagnato dalla «consapevolezza di essere servitori della giustizia e del bene comune; servizio da attuare nell’area che ognuno è chiamato a sviluppare. Una causa che ci riguarda tutti». Il viaggio in Giappone di Papa Francesco si conclude nella Sophia University di Tokyo, il prestigioso ateneo giapponese fondato nel 1913 dalla Compagnia di Gesù su invito di Papa Pio X.

Bergoglio parla dinanzi a 700 studenti – la maggior parte dei quali non cattolici – e docenti delle otto facoltà e diciotto dipartimenti che compongono l’Università. Tra questi ci sono numerosi confratelli gesuiti, alcuni dei quali in mattinata hanno partecipato alla messa privata celebrata dal Pontefice nella Cappella del Kulturzentrum, a cui ha fatto seguito l’incontro – sempre a porte chiuse – con il Collegio Massimo nella Sophia University e la visita ai sacerdoti anziani e malati dell’Ateneo. Tra questi anche l’ex superiore generale della Compagnia di Gesù, che dopo la conclusione del suo incarico nel 2017 si è trasferito a Manila (Filippine).

Francesco, per il suo discorso in Aula magna, parte da un’analisi della società nipponica caratterizzata da «efficienza» e «ordine» ma dove è evidente che «si desidera e si cerca qualcosa di più». Secondo il Papa si tratta di «un desiderio profondo di creare una società sempre più umana, compassionevole e misericordiosa».

In questo scenario i centri di studio, che come primo compito hanno quello di mantenere «la loro autonomia e libertà», possono offrire un contributo fondamentale: «In una società così competitiva e tecnologicamente orientata, questa Università dovrebbe essere non solo un centro di formazione intellettuale, ma anche un luogo in cui una società migliore e un futuro più ricco di speranza possono prendere forma», afferma il Pontefice.

«Nessuno studente di questa università – sottolinea – dovrebbe laurearsi senza aver imparato come scegliere, responsabilmente e liberamente, ciò che in coscienza sa essere il meglio». In ogni situazione, anche in quelle più complesse, Francesco chiede a studenti e docenti della Sophia di «interessarvi a ciò che nella vostra condotta è giusto e umano, onesto e responsabile, come decisi difensori dei vulnerabili, e possiate esser conosciuti per quell’integrità che è tanto necessaria in questi momenti, nei quali le parole e le azioni sono spesso false o fuorvianti».

Il Papa invita anche ad assumere come priorità tematiche quali la tutela della casa comune, nello spirito della Laudato si’, e l’identità internazionale, altra peculiarità della Sophia Univerity che ogni anno permette a circa mille studenti stranieri di studiare nel Sol Levante e ad oltre duemila giovani giapponesi di seguire corsi di studio all’estero.

Fin dalla sua fondazione, infatti, l’Ateneo è stato arricchito dalla presenza di professori provenienti da diversi Paesi, rammenta Papa Francesco, a volte anche da «Stati in conflitto tra loro». Ogni divergenza è stata superata «dal desiderio di dare il meglio ai giovani del Giappone». Non poteva essere altrimenti perché sono i giovani il futuro della Chiesa e del mondo: «La Chiesa universale guarda con speranza e interesse ai giovani di tutto il mondo», assicura il Papa. E insiste: «La vostra Università nel suo insieme è chiamata a concentrarsi sui giovani, che non solo devono essere destinatari di un’educazione qualificata, ma anche partecipare a tale educazione, offrendo le loro idee e condividendo la loro visione e le speranze per il futuro».

L’augurio è quindi che la Sophia University «possa essere conosciuta per questo modello di confronto e per l’arricchimento e la vitalità che esso produce». Accanto ad esso, Bergoglio pone l’invito a «camminare con i poveri e gli emarginati del nostro mondo»,  specialmente in un tempo come quello attuale ferito profondamente da una «cultura dello scarto». L’Università deve perciò essere «sempre aperta a creare un arcipelago in grado di mettere in relazione ciò che socialmente e culturalmente può essere concepito come separato», esorta il Papa, «gli emarginati saranno coinvolti e inseriti in modo creativo nel curriculum universitario, cercando di creare le condizioni perché ciò si traduca nella promozione di uno stile educativo capace di ridurre le fratture e le distanze».

Le ultime parole del Papa argentino in Giappone sono un «grazie», sincero e commosso, a «tutto il popolo giapponese» per l’accoglienza ricevuta durante questo 32esimo viaggio internazionale. Il Pontefice poi lascia l’Ateneo per trasferirsi in automobile all’aeroporto di Tokyo, dove si è svolta una breve cerimonia di congedo con il saluto ai vescovi e alle delegazioni e l’omaggio floreale da parte di due ragazze in abiti tradizionali.

L’aereo papale si è alzato in volo in un cielo carico di nuvole intorno alle ore 11.43 (03.43 in Italia), leggermente in anticipo rispetto al programma. L’atterraggio in Italia, nell’aeroporto di Roma-Fiumicino è previsto alle 17.05 circa. Durante il lungo tragitto, il Papa rilascerà la consueta intervista agli oltre settanta giornalisti che lo hanno accompagnato in questa trasferta asiatica.


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El Papa con los jóvenes de la universidad Sofía de Tokio

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“Esta es la juventud del Papa”. Francisco se despide de Japón

El Papa Francisco ha finalizado la visita apostólica a Japón, encontrando a la comunidad académica de la Universidad de Sofía. Al momento de retirarse del campus, mostró a los asistentes una manta con mensajes y nombres de los alumnos, quienes lo despidieron gritando: “Esta es la juventud del Papa”.

Manuel Cubías – Ciudad del Vaticano

El Papa Francisco ha cerrado el 32 viaje apostólico que lo ha llevado a Tailandia y Japón, con la visita a la Universidad de Sofía. Allí encontró a la comunidad de Jesuitas y desayunó con ellos. Luego visitó a algunos enfermos y posteriormente encontró a la comunidad universitaria.

El Papa se refirió al nombre de la universidad: “Sophia. Siempre el hombre, para administrar sus recursos de manera constructiva y eficiente, necesitó de la verdadera Sabiduría. En una sociedad tan competitiva y tecnológicamente orientada, esta universidad debería ser un centro no sólo de formación intelectual, sino también un lugar donde pueda ir tomando forma una sociedad mejor y un futuro más lleno de esperanza”.

El Papa también se refirió a la identidad de la universidad y a su misión en este país del oriente: “La Sophia University ha estado siempre marcada por una identidad humanista, cristiana e internacional. Desde su fundación, la Universidad se ha enriquecido con la presencia de profesores de varios países, incluso a veces de países en conflicto entre sí. Sin embargo, todos estaban unidos por el deseo de dar lo mejor a los jóvenes de Japón. Ese mismo espíritu perdura también en las muchas formas en las que ustedes brindan ayuda a quienes más lo necesitan, aquí y en el extranjero. Estoy seguro de que este aspecto de la identidad de vuestra Universidad se fortalecerá cada vez más, de modo que los grandes avances tecnológicos de hoy puedan ponerse al servicio de una educación más humana, justa y ecológicamente responsable”.

Después de pronunciar el discurso recibió la ovación de los asistentes. Fuera del auditorio, un numeroso grupo de jóvenes lo esperaban. Una muchacha se le acercó para entregarle una manta donde estaba escrito: “Bienvenido Papa Francisco” en el centro y numerosos mensajes y nombres alrededor. El Papa extendió la manta y mostró el contenido.

Después de este gesto, un numeroso grupo de jóvenes comenzó a gritar en español: «Esta es la juventud del Papa». El Papa Francisco se despidió y acto seguido, se dirigió al aeropuerto para regresar a Roma. Detrás del cortejo, se escuchaba, con voz nostálgica y esperanzada: “Esta es la juventud del Papa”.


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Japón. Encuentro del Papa con los jóvenes en la catedral. Discurso.

Ver y escuchar su energía y entusiasmo me da alegría y esperanza

El Papa Francisco dijo a los jóvenes, con quienes celebró un encuentro en la Catedral de la Asunción de Tokio, que la amistad entre ellos recuerda a todos que el futuro no es monocromático, sino que es posible, si nos animamos a mirarlo en la variedad y diversidad de lo que cada uno puede aportar

María Fernanda Bernasconi – Ciudad del Vaticano

En su encuentro con los jóvenes que el Santo Padre celebró el 25 de noviembre en la Catedral de la Asunción de Tokio, Francisco comenzó agradeciéndoles su presencia: Ver y escuchar su energía y entusiasmo me da alegría y esperanza, les dijo, y manifestó su agradecimiento también a Leonardo, Miki y Masako por sus palabras de testimonio. Precisamente de estos jóvenes que compartieron con su testimonio “lo que se lleva en el corazón”, el Papa les dijo, al darles las gracias, que “se necesita gran coraje y valentía” para hacerlo. Por esta razón manifestó su seguridad  de “que sus voces fueron eco de muchos de sus compañeros aquí presentes”.

Al afirmar que en medio de todos ellos había jóvenes de otras nacionalidades, y que algunos estaban en buscan de refugio, Francisco les dijo:

“ Aprendamos a construir juntos la sociedad que queremos para mañana ”

Sí porque como explicó el Santo Padre, al verlos podía “ver la diversidad cultural y religiosa de los jóvenes que viven en Japón hoy, y algo de la belleza que su generación ofrece al futuro”. De modo que la amistad entre ellos y su presencia en este lugar “recuerda a todos que el futuro no es monocromático, sino que es posible si nos animamos a mirarlo en la variedad y diversidad de lo que cada uno puede aportar”.

Cuánto necesita aprender nuestra familia humana a vivir juntos en armonía y paz sin necesidad de que tengamos que ser todos igualitos. Cuánto necesitamos crecer en fraternidad, en preocupación por los demás y respeto por las diferentes experiencias y puntos de vista, prosiguió.

“ Este encuentro es una fiesta porque estamos diciendo que la cultura del encuentro es posible, no es una utopía, y que ustedes, los jóvenes, tienen esa sensibilidad especial para llevarla adelante ”

El Obispo de Roma les dijo que se quedó impresionado por las preguntas que formularon, porque reflejan sus experiencias concretas, y también sus esperanzas y sus sueños para el futuro. De ahí que haya agradecido a Leonardo, por compartir la experiencia de bullying y discriminación que sufrió. “Lo más cruel del acoso escolar – dijo el Papa entre otras cosas – es que hiere nuestro espíritu y nuestra autoestima en el momento en que más necesitamos fortaleza para aceptarnos a nosotros mismos y poder encarar nuevos retos en la vida”. Y destacó que sin embargo, “paradójicamente, son los acosadores los verdaderamente débiles, porque piensan que pueden afirmar su propia identidad lastimando a los demás”.

“ Debemos unirnos todos contra esta cultura del ‘bulismo’ y aprender a decir: ¡Basta! Es una epidemia donde la mejor medicina la pueden poner entre ustedes mismos ”

El miedo enemigo del bien

Además el Pontífice les dijo que “el miedo siempre es enemigo del bien, porque es enemigo del amor y de la paz”. A la vez que “las grandes religiones enseñan tolerancia, armonía y misericordia; no enseñan miedo, división o conflicto”. Y recordó que “en cierto sentido, Jesús fue el más ‘marginado’, un marginado lleno de Vida para dar”. El mundo y el Señor, prosiguió diciendo a Leonardo, “tiene necesidad de ti para que puedas darle el coraje a tantos que hoy piden una mano que los ayude a levantarse”. Lo que “implica aprender a desarrollar una cualidad muy importante, pero devaluada: la capacidad de aprender a donar tiempo para los demás, escucharlos, compartir con ellos, comprenderlos; sólo así abriremos nuestras historias y heridas a un amor que nos pueda transformar y comenzar a cambiar el mundo que nos rodea”.

“ Si no donamos y ‘ganamos tiempo’ entre las personas, lo perderemos en muchas cosas que, al final del día, nos dejarán vacíos y aturdidos, nos empachan, dirían en mi tierra natal. Así que, por favor, dediquen tiempo para su familia y amigos, pero también para Dios, orando y meditando ”

El Santo Padre aludió a diversos temas, entre los cuales el de rezar, para dar espacio a Dios, a dejarse mirar por Él para que los llene con su paz. Tal como lo había dicho otro joven, Miki, quien preguntó cómo pueden los jóvenes hacer espacio para Dios en una sociedad frenética y enfocada sólo en ser competitiva y productiva.

Es habitual ver que una persona, una comunidad o incluso una sociedad entera pueden estar altamente desarrolladas en su exterior, pero con una vida interior pobre y encogida, con el alma y la vitalidad apagada. Todo les aburre, ya no sueñan, no ríen, no juegan, no conocen el sentido de la admiración y la sorpresa. Como zombis, su corazón dejó de latir por la incapacidad de celebrar la vida con los demás. ¡Cuánta gente en todo el mundo es materialmente rica, pero vive esclava de una soledad sin igual!

Hablando de la soledad que experimentan tantas personas, jóvenes y adultas, de nuestras sociedades prósperas, pero a menudo tan anónimas, Francisco recordó que la Madre Teresa, que trabajaba entre los más pobres de los pobres, dijo una vez algo profético:

“ La soledad y la sensación de no ser amado es la pobreza más terrible ”

En cuanto a Masako que también había hablado desde su propia experiencia como estudiante y maestra y que preguntó cómo se puede ayudar a los jóvenes a que se den cuenta de la propia bondad y valor, el Papa les dijo que “para crecer, para descubrir nuestra propia identidad, bondad y belleza interior, no podemos mirarnos en el espejo”.

“ Se han inventado muchas cosas, pero gracias a Dios todavía no existen selfies del alma. Para ser felices, necesitamos pedirle ayuda a los demás, que la foto la saque otro, es decir, salir de nosotros mismos e ir hacia los demás, especialmente hacia los más necesitados ”

Extender los brazos de la amistad

Por otra parte el Santo Padre les pidió que extiendan los brazos de la amistad y reciban a quienes llegan, a menudo después de un gran sufrimiento, a buscar refugio en su país. Y, de hecho, allí estaban con todos ellos algunos refugiados, cuya acogida – les dijo Francisco – “testimoniará que para muchos pueden ser extraños, pero para ustedes pueden ser considerados hermanos y hermanas”.

Hacia el final de su discurro el Obispo de Roma agradeció nuevamente a estos jóvenes su “amistosa atención”, al igual que por todo este tiempo que le regalaron para poder compartir un poco de sus vidas. Y les aconsejó:

“ No apabullen ni aturdan sus sueños, denles espacios y anímense a mirar grandes horizontes, a mirar lo que les espera si se animan a construirlos juntos ”

“Japón los necesita, el mundo los necesita despiertos y generosos, alegres y entusiastas, capaces de construir una casa para todos”, les dijo el Papa al concluir. Y mientras les aseguró que reza para que crezcan en sabiduría espiritual y descubran en esta vida el camino hacia la verdadera felicidad, les aseguró que los tendrá presentes en sus oraciones, y les pidió, por favor, que también ellos recen por él.

“ A todos ustedes, y a sus familias y amigos les hago llegar mis mejores deseos y les doy mi bendición. Muchas gracias ”

Escuche al Papa

Catedral de Santa María

Conocida como “de la Inmaculada”, situada en el barrio Bunkyo, fue construida en el 1899 en estilo gótico, en madera. Convertida en Catedral en 1920, fue destruida en el 1945 durante los bombardeos de la Segunda Guerra Mundial. La nueva iglesia fue proyectada por el arquitecto Kenzo Tange en 1960 e inaugurada en 1964. Tiene una estructura modernista, y una altura de 40 metros compuesta de ocho paredes curvas de forma dinámica; para expresar la tensión hacia el cielo; realizada en cemento y recubierta en acero inoxidable, forman una gran cruz.

El campanario tiene una altura de 60 metros. La iglesia tiene una capacidad para 600 personas sentadas pero puede acoger a un total de 2000 personas en pie. Sobre la puerta principal, tiene un doble coro, donde se encuentra el órgano de tubos Mascioni opus 1165, construido en el 2004 bajo el proyecto de Lorenzo Ghielmi. Es el más grande de Japón; tiene una caja en estilo moderno y una transmisión mixta. Singular del interior de la iglesia es el efecto de la luz que pasa a través de los espacios de las ventanas contrastando la oscuridad. La catedral es considerada uno de los más importante trabajos de Tange, que entre otros también figura su obra proyecta por él del Memorial de la Paz de Hiroshima. Considerada una de las arquitecturas más interesantes de Tokio, liga la cultura occidental y oriental.

Encuentro del Papa con los jóvenes de Japón


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Thailandia. Misa del Papa y exhortación a los jóvenes.

El Papa a los jóvenes tailandeses: Cristo tiene un plan para cada uno

Anclados en Cristo, arraigados a la fe de los mayores, no tenerle miedo al futuro, porque el Señor “tiene un plan para cada uno»: fueron las líneas generales del mensaje que el Papa Francisco quiso dar a los jóvenes tailandeses, en la homilía de la Misa que celebró con ellos.

Griselda Mutual – Ciudad del Vaticano

En la Catedral de la Asunción el Papa Francisco celebró la misa con los jóvenes, tras haberse encontrado con los líderes cristianos y de otras religiones en la Universidad de Chulalongkorn.

Cristo los espera, Él tiene un plan para cada uno

Con la exhortación de “salir” al encuentro de Cristo, el Papa Francisco inició su homilía dedicada a los jóvenes, invitándolos también a dar la bienvenida a Cristo “con inmensa alegría y amor”, como sólo los jóvenes pueden hacer.

Antes que nosotros salgamos a buscarlo, sabemos que el Señor nos busca, viene a nuestro encuentro y nos llama desde la necesidad de una historia por hacer, por crear e inventar. Vamos hacia adelante con alegría porque sabemos que allí nos espera.

El Pontífice habló a los jóvenes tailandeses del “plan” que el Señor tiene para cada uno de ellos:  “El Señor sabe que por medio de ustedes, jóvenes, entra el futuro en estas tierras y en el mundo, y con ustedes cuenta para llevar adelante su misión hoy”, les aseguró.

A veces falta el combustible para tener encendido el fuego del amor

Reflexionando sobre la parábola de las diez jóvenes invitadas a formar parte de la fiesta del Señor, que fue escuchada en el transcurso de la Misa, Francisco puntualizó que ellas “tenían un gran impulso y motivación” y querían participar del llamado y la convocatoria del Maestro. Sin embargo, con el tiempo, “se fueron apagando, se les fueron agotando las fuerzas y las ganas”, y así “llegaron tarde”. A las jóvenes, dijo el Papa, “les faltó el aceite necesario, el combustible interior para mantener encendido el fuego del amor”.

¿Cómo buscar al Señor en cada situación?

El Papa quiso así hacer notar la frecuencia con la que frente a los problemas y obstáculos, al sufrimiento o la impotencia, ganan espacio “la incredulidad y la amargura” haciendo que “se enfríe nuestro corazón”.

Por eso, me gustaría preguntarles: ¿Quieren mantener vivo el fuego capaz de iluminarlos en medio de la noche y de las dificultades?, ¿quieren prepararse para responder al llamado del Señor?, ¿quieren estar listos para hacer su voluntad? ¿Cómo procurarse el aceite que los mantiene en movimiento y los impulsa a buscar al Señor en cada situación?

Jóvenes tailandeses en la Misa con el Papa
Jóvenes tailandeses en la Misa con el Papa

Bien arraigados a la fe de los mayores

Ustedes, recordó a los jóvenes, “son herederos de una hermosa historia de evangelización que les fue transmitida como un tesoro sagrado”. Y, “para que el fuego del Espíritu no se apague”, es necesario “estar bien arraigados en la fe” de los mayores:

Esto no para quedarse presos del pasado, sino para aprender a tener ese coraje capaz de ayudarnos a responder a las nuevas situaciones históricas.

Los padres, abuelos y maestros, resistieron “muchas pruebas y sufrimientos”, pero en el camino “descubrieron que el secreto de un corazón feliz es la seguridad que encontramos cuando estamos anclados en Jesús”, les recordó.

Imposible crecer sin raíces fuertes

Como los árboles sin raíces, que aun siendo jóvenes y bellos pueden caer por las tormentas, el Papa habló a los jóvenes del futuro, asegurándoles que “es imposible que alguien crezca si no tiene raíces fuertes que ayuden a estar bien sostenido y agarrado a la tierra”.

Sin este firme sentido de arraigo, podemos quedar desconcertados por las “voces” de este mundo que compiten por nuestra atención. Muchas de ellas son atractivas, propuestas bien maquilladas que al inicio parecen bellas e intensas, aunque con el tiempo solamente terminan dejando vacío, cansancio, soledad y desgana, y van apagando esa chispa de vida que el Señor encendió un día en cada uno de nosotros.

No le tengan miedo al futuro

Casi al final de su discurso Francisco animó a los jóvenes a que “arraigados en Cristo”, mantengan viva la alegría y “no tengan miedo de mirar el futuro con confianza”:

La amistad cultivada con Jesucristo es el aceite necesario para iluminar el camino, vuestro camino, pero también el de todos los que los rodean: amigos, vecinos, compañeros de estudio y trabajo, incluso el de aquellos que están en total desacuerdo con ustedes.

“¡Salgamos al encuentro de Cristo el Señor que viene!”, exhortó una vez más el Papa. Y concluyó alentándolos a no tenerle miedo al futuro, y a no dejarse “achicar”:

“ Sepan que ahí el Señor los está esperando para preparar y celebrar la fiesta de su Reino. ”

Santa Misa con los jóvenes - Tailandia
Santa Misa con los jóvenes – Tailandia

Agradecimientos del Papa al concluir la Misa

Al término de la celebración, el Papa agradeció a todos los que hicieron posible su visita a Tailandia y a los que han colaborado a su realización.

Francisco renovó también su gratitud al Rey Rama X, al Gobierno y a las autoridades del país por la acogida.

Agradeció a los obispos, al Cardenal Francis Xavier, a los sacerdotes, religiosas, religiosos, a los fieles laicos, a los jóvenes y voluntarios y a quienes lo han acompañado con sus oraciones y sus sacrificios, y, de modo especial, a los enfermos y a los encarcelados.

Que el Señor los recompense con su consuelo y la paz que sólo Él puede dar. Y les dejo una tarea: no se olviden de rezar por mí. ¡Gracias!

Homilía del Papa en la Misa con los jóvenes – Tailandia
Santa Misa con los Jóvenes – Tailandia

22 noviembre 2019, 11:20


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Latinoamérica. Mensaje del Papa a la juventud

2019.01.24 Viaggio Apostolico a PanamaXXXIV Jornada Mundial de la Juventud que se celebró este año en Panamá del 22 al 27 de enero  (Vatican Media)

Los jóvenes son el terreno fértil que Dios regala a los cristianos

En su mensaje con motivo del XX Encuentro Latinoamericano de Pastoral Juvenil que se celebra en Perú, el Papa Francisco anima a sus participantes a que profundicen cada vez más en el conocimiento de la persona de Jesús, para que viviendo en la intimidad de su corazón, puedan transformarse en discípulos misioneros y testigos de su ternura, y otros jóvenes puedan acercarse a Él

VaticanNews

Se hizo público el mensaje que el Santo Padre Francisco envió a los participantes en el XX Encuentro Latinoamericano de Pastoral Juvenil, que se lleva a cabo en Lima, Perú, en la Casa de Convivencia Juan Pablo II, del 18 al 23 de este mes de noviembre, sobre el tema: “Los jóvenes somos tierra sagrada, el ahora de Dios».

Dirigiéndose a su querido hermano, Monseñor Alfredo Vizcarra Mori, Vicario Apostólico de Jaén y Presidente de la Comisión Episcopal de Laicos y Juventud, el Santo Padre lo saluda cordialmente junto a los organizadores y participantes en este encuentro de Responsables nacionales de Pastoral Juvenil, y destaca que la colaboración en el campo de esta pastoral representa para la Iglesia “un servicio que no se puede descuidar”. Sí, porque como escribe Francisco:

“ Los jóvenes nos hablan y nos interpelan, nos hacen caer en la cuenta de las luces y sombras de nuestra comunidad, y con su entusiasmo nos animan a dar respuestas acordes a nuestro tiempo. Ellos son el terreno fértil y nuevo que Dios regala a las comunidades cristianas. A ustedes se les encomienda la tarea de acompañarlos con respeto y mansedumbre en el camino de su maduración personal, para que se afiancen en la fe y, con la gracia del Señor, den frutos de amor y esperanza ”

Continente de la esperanza

Aludiendo a la ceremonia de acogida y apertura de la Jornada Mundial de la Juventud que se celebró este año en Panamá, el Santo Padre recuerda que en “América, el continente de la esperanza, como en todo el mundo, los jóvenes son el ahora de Dios, porque su Hijo Jesús, que es manifestación de su bondad, camina y permanece con ellos, y a través de Jesús, el Padre continúa hablándonos en el lenguaje de su amor, ‘que sabe más de levantadas que de caídas, de reconciliación que de prohibición, de dar nueva oportunidad que de condenar, de futuro que de pasado’”.

Por esta razón los animo a profundizar cada vez más en el conocimiento de la persona de Jesús, para que viviendo en la intimidad de su corazón, puedan transformarse en discípulos misioneros y testigos de su ternura, y otros jóvenes puedan acercarse a Él, el eternamente joven, experimentar la alegría de su amistad y llevar una existencia fundada en la fraternidad y la solidaridad cristianas.

El Santo Padre pide al Señor, “por intercesión de Nuestra Señora de Guadalupe, Patrona de América, que sostenga con su gracia a los pastores, a los responsables de la pastoral juvenil y a todos los jóvenes de Latinoamérica, fortaleciéndolos en el amor recíproco y acompañándolos en su vida cotidiana”. Y concluye su mensaje:

“ Que Jesús los bendiga y la Virgen Santa los ampare en sus propósitos de bien. Y, por favor, no se olviden de rezar por mí ”


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Thailandia. Mensaje del Papa a los jóvenes.

Mensaje del Papa a los jóvenes de Tailandia: no permanezcan caídos, ¡levántense!

El Santo Padre aprovechó su primer día en Bangkok para lanzar un mensaje especial a los jóvenes del país, animándolos a seguir adelante en la vida a pesar de las dificultades, recordando que lo importante no es «no caer», sino levantarse tras la caída.

Ciudad del Vaticano

En un video espontáneo, grabado en la Nunciatura de Bangkok, el Papa Francisco ha aprovechado para enviar un mensaje alentador a la juventud de Tailandia. A continuación compartimos la transcripción de las palabras del Santo Padre.

«Queridos jóvenes:

Sé que esta noche ustedes están haciendo una vigilia de oración, están rezando. Y sé que otros están caminando, viniendo para aquí. ¡Lindas las dos cosas: rezar y caminar!

 

En la vida hay que hacer estas dos cosas: tener el corazón abierto a Dios, porque de Él recibimos la fuerza, y caminar, porque no se puede estar quieto en la vida. ¡Un joven no se puede jubilar a los 20 años, tiene que estar caminando! Siempre más allá, siempre subiendo.

Alguno de ustedes me puede decir: “Sí, padre, pero a veces yo soy débil y caigo”. ¡No importa! Hay una canción alpina que dice: “En el arte de ascender, lo que importa no es no caer, sino no permanecer caído”.

Te aconsejo estas dos cosas: Nunca permanezcas caído, levántate enseguida, que otro te ayude a levantar, primera cosa. Segunda cosa, no pases la vida sentado en el diván, haz la vida, fabrica la vida, haz, anda adelante. Sube siempre adelante en el camino. Comprométete y vas a tener una felicidad impresionante, te lo aseguro yo.

Que Dios te bendiga. Rezo por ti, hazlo por mí».


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Día de la salud mental. Altas tasas de suicidio juvenil

El Día de la Salud Mental alerta sobre las altas tasas de suicidio juvenil

OMS
El Día Mundial de la Salud Mental 2019 se centra en concienciar sobre las altas tasas de suicidio en todo el mundo, especialmente entre los jóvenes.

10 Octubre 2019

El suicido es la segunda causa de muerte en personas entre los 15 y los 29 años. En total, unas 800.000 personas se quitan la vida al año, una cada cuarenta segundos, más que la suma de homicidios y muertes causadas por la guerra. Es un asunto que concierne a todo el mundo.

La salud mental ha sido desatendida durante mucho tiempo, asegura el Secretario General de la ONU en un vídeo mensaje con motivo del Día Mundial de la Salud Mental, en el que pide abordar este asunto “urgentemente” porque “nos concierne a todos”.

“Debemos invertir más en servicios y no permitir que el estigma aleje a las personas de la asistencia que necesitan. Digo esto porque de verdad me preocupa profundamente. Sin salud  no hay salud mental”, explicó António Guterres.

La Organización Mundial de Salud, promotora del Día Mundial, ha informado de que cada año cerca de 800.000 personas fallecen por esta causa, y otras muchas intentan suicidarse. Esto representa más que la suma de los homicidios y las muertes causadas por la guerra en todo el mundo.

“Cada suicidio es una tragedia que afecta a una familia, a una comunidad o a todo un país y que tiene consecuencias duraderas en las personas cercanas a la víctima. El suicidio no respeta edades y es la segunda causa de defunción entre los jóvenes de 15 a 29 años”, señala esta Organización.

“Se deben intensificar los esfuerzos para que los jóvenes dispongan de los mecanismos de adaptación necesarios para enfrentarse a los retos que se les presentan, ya sean en la escuela, la Universidad o el lugar de trabajo”, explica la dotora Dévora Kestel, directora del Departamento de Salud Mental y Abuso de Sustancias.

Kestel subraya que es necesario “velar para que dispongan del apoyonecesiario en el momento adecuado”.

No es un problema de ricos solamente

La OMS desmiente la creencia de que el suicidio es un asunto de países con altos ingresos. “El suicidio puede afectar a cualquier persona en cualquier lugar”, afirma la doctora.

De hecho, casi el 80% de las muertes autoprovocadas ocurren en países de medianos y bajos ingresos, donde escasean los recursos para detectar y apoyar a las personas que necesitan ayuda.

El trauma causado por los desastres, la violencia y los abusos están ligados con el comportamiento suicida, según los datos proporcionados por la citada agencia el mes pasado, cuando se celebró el Día Mundial para la Prevención del Suicidio.

Este año, la OMS aprovecha el Día de hoy para seguir concienciando sobre el suicidio y su prevención a través de la campaña «40 segundos para actuar».

Aunque los suicidios son prevenibles, el estigma y el tabú que rodean la salud mental no se han abordado en muchas sociedades. Hasta la fecha, unos pocos países han incluido la eliminación del suicidio entre sus prioridades de salud, y solo 38 informan que tienen una estrategia nacional de prevención.

Recomendaciones

Las personas y la sociedad en general pueden tomar medidas de reducción para prevenir el suicidio y los intentos de suicidio. Estas son algunas de las recomendaciones de la Organización Mundial de la Salud:

  • Reducir el acceso a los medios que facilitan el suicidio
  • Pedir a los medios de comunicación que informen de forma responsable sobre el tema
  • Facilitar la intervención en las escuelas
  • Facilitar la identificación temprana, el tratamiento y la atención de personas con trastornos mentales y de abuso de sustancias
  • Formar a los trabajadores de la salud no especializados en la evaluación y manejo del comportamiento suicida
  • Prestar seguimiento para personas que intentaron suicidarse y provisión de apoyo comunitario

El Programa de Acción de la OMS (mhGAP), lanzado a nivel mundial en 2008, sirve como  guía para ampliar los servicios que  deben ofrecerse en cuestiones sobre trastornos mentales, neurológicos y por abuso de sustancias.

Y en su plan de acción 2013-2020, la agencia establece un objetivo global de reducir las tasas de suicidio en un 10%, en línea con los Objetivos de Desarrollo Sostenible de la ONU, que establece la meta de reducir las tasas de suicidio en un tercio hasta 2030.

En una acción conjunta dirigida a los jóvenes, la Organización Mundial de la Salud, en asociación con el Fondo de las Naciones Unidas para la Infancia, ha convocado una conferencia mundial sobre salud mental de niños y adolescentes el próximo 7 de noviembre.

Los expertos mundiales y los jóvenes se reunirán para una consulta de tres días en la ciudad italiana de Florencia, donde abordarán las crecientes brechas en los servicios de salud mental para niños y jóvenes. Datos preocupantes muestran que el suicidio es la principal causa de muerte entre los jóvenes de 15 a 19 años.


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Sínodo: los jóvenes y los viri probati

#SinodoAmazonico: Los jóvenes, protagonistas de la ecología integral

En la tarde del lunes 7 de octubre, el trabajo del Sínodo Especial para la Región Panamazónica continuó, en presencia del Papa, con la 2ª Congregación General y con las elecciones de los miembros de la Comisión para la elaboración del documento final y de la Comisión para la Información. 176 Padres sinodales en el Aula.

Ciudad del Vaticano

Los cuatro miembros de la Comisión para la elaboración del Documento Final del Sínodo fueron elegidos por mayoría absoluta, en votación separada. Estos son los Monseñores Mario Antonio Da Silva, Obispo de Roraima en Brasil; Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, o.f.m., Arzobispo de Trujillo y Presidente de la Conferencia Episcopal del Perú; Nelson Jair Cardona Ramírez, Obispo de San José del Guaviare en Colombia; y Sergio Alfredo Gualberti Calandrina, Arzobispo de Santa Cruz de la Sierra, en Bolivia.

Otros tres miembros serán elegidos por el Papa

Elegido inicialmente, el Cardenal Carlos Aguiar Retes, Arzobispo de la Ciudad de México, expresó su deseo de dar paso a un padre sinodal de una de las siete Conferencias Episcopales directamente involucradas en el área amazónica. Los obispos elegidos se añaden al resto de la Comisión compuesta por el presidente y presidente general, Cardenal Claudio Hummes; el secretario general del Sínodo de los Obispos, Cardenal Lorenzo Baldisseri; el pro-secretario general, Monseñor Mario Grech; los dos secretarios especiales: Cardenal Michael Czerny y Monseñor David Martínez de Aguirre Guinea. Otros tres miembros de la nominación papal se harán oficiales en los próximos días.

Elegidos los miembros de la Comisión de Información

El Sínodo votó por los cuatro miembros del Comité de Información, elegidos por votación separada y por mayoría relativa. Fueron elegidos: Erwin Kräutler, c.pp.s., prelado emérito de Xingu, Brasil; Rafael Cob García, vicario apostólico de Puyo, Ecuador; José Ángel Divassón Cilveti, s.d.b., ex vicario apostólico de Puerto Ayacucho en Venezuela y, finalmente, el padre italiano Antonio Spadaro, director de «La Civiltà Cattolica». Estos nombres se unen al equipo presidido por Paolo Ruffini, Prefecto del Dicasterio de la Comunicación e integrado por el Secretario, P. Giacomo Costa; el Director de la Oficina de Prensa de la Santa Sede, Matteo Bruni; el Director Editorial del Dicasterio de la Comunicación, Andrea Tornielli; la Hna. María Inés Lopes dos Santos, Consejera de la Comisión Episcopal para la Amazonía de la Conferencia Episcopal de Brasil y Mauricio López Oropeza, Secretario Ejecutivo de la Red Eclesial Panamazónica.

Greta Thunberg y el protagonismo de los jóvenes

Luego, hubo espacio para las intervenciones de los Padres sinodales, sobre diversos puntos del Instrumentum Laboris. En continuidad con el Sínodo sobre la Juventud de 2018, hemos reflexionado sobre la importancia del protagonismo juvenil en la ecología integral, con el ejemplo de la joven activista sueca Greta Thunberg y la iniciativa «La huelga por el clima». La «opción por los jóvenes», la necesidad de dialogar con ellos sobre cuestiones de protección de la Creación ha sido mencionadas varias veces, junto con la necesidad de reforzar el compromiso social de los niños, capaz de estimular a la Iglesia a ser profética en este campo. El corazón joven -se dijo- quiere construir un mundo mejor, porque la generación de jóvenes representa una doctrina social en movimiento. Más que muchos otros, los jóvenes de hoy sienten la necesidad de establecer una nueva relación con la Creación, una relación que no sea depredadora, sino atenta al sufrimiento del planeta. Por eso, el tema del medio ambiente -que es también ecuménico e interreligioso- debe ser visto por la Iglesia como un desafío positivo, como una exhortación al diálogo con los jóvenes, ayudándoles en el discernimiento adecuado para que su compromiso con la protección de la Creación no sea sólo un eslogan «verde y de moda», sino que se convierta realmente en una cuestión de vida o muerte, para el hombre y para el planeta.

Protección de las aguas subterráneas

Además, varios Padres sinodales han pedido la protección de las aguas subterráneas de la contaminación química resultante de la producción multinacional, para que los pueblos indígenas puedan sobrevivir preservando la cultura y siguiendo nuevos caminos de evangelización. Las masivas actividades mineras industriales han sido mencionadas en varias intervenciones en esta sala, con especial preocupación por los abusos cometidos por algunas empresas, que tienen graves consecuencias para los pueblos indígenas. Por esta razón, los obispos han reclamado repetidamente la necesidad de respetar tanto los derechos humanos como los ambientales, porque una verdadera ecología integral requiere un nuevo equilibrio entre el hombre y la naturaleza.

Los combustibles fósiles y la cuestión climática

La sala también ha examinado la cuestión del clima, cuyos cambios están distorsionando la Creación. Se ha dicho que el clima es un bien mundial, un bien que debe protegerse y preservarse para las generaciones futuras. Se ha sugerido que deberíamos dejar de utilizar combustibles fósiles, especialmente en los países más industrializados, que son los principales contaminadores. En la sala también se reflexionó sobre la necesidad de superar aquellas formas de colonialismo que han caracterizado gran parte de la misión de los siglos pasados, a favor de la preservación de las identidades culturales de la Amazonía: cada una de las culturas, de hecho, da su contribución a la catolicidad de la Iglesia, constituida por el respeto y la complementariedad. Y citando a San Juan Pablo II, los Padres sinodales recordaron que Cristo anima el centro mismo de toda cultura. Porque, después de todo, se subrayó que la Iglesia es un ecosistema complejo con una «maravillosa biodiversidad espiritual» que se expresa en diversas comunidades, expresiones culturales, formas de vida consagrada y ministerios. San Pablo fue citado varias veces como el primer apóstol de la inculturación, el que se convirtió en «griego entre los griegos».

Ritos indígenas

También hay lugar para la reflexión sobre los ritos indígenas: la Iglesia -se ha dicho- considera con benevolencia todo lo que no está ligado a las supersticiones, siempre que pueda armonizarse con el verdadero espíritu litúrgico. De ahí la sugerencia de iniciar en la Amazonía un proceso de compartir las experiencias de aquellas comunidades indígenas que han inculturado celebraciones para ciertos sacramentos como el bautismo, el matrimonio o la ordenación sacerdotal. De este modo, una de las propuestas que se plantearon fue la de establecer, ad experimentum y según el correcto discernimiento teológico, litúrgico y pastoral – un rito católico amazónico para vivir y celebrar la fe en Cristo. Después de todo, se subrayó, así como hay un ecosistema ambiental, también hay un ecosistema eclesial.

Los viri probati

Finalmente, algunas intervenciones se centraron en la cuestión de los llamados viri probati, descritos por el Documento de Trabajo Sinodal como una de las propuestas para asegurar frecuentemente los Sacramentos, donde la escasez de sacerdotes es particularmente marcada: es una necesidad legítima -se dijo en la sala, pero que no puede condicionar un replanteamiento sustancial de la naturaleza del sacerdocio y de su relación con el celibato, prevista por la Iglesia de rito latino. Más bien, se sugirió que la pastoral vocacional se lleve a cabo entre los jóvenes indígenas, para favorecer la evangelización incluso en las zonas más remotas de la Amazonía, de modo que no se creen «católicos de primera clase» que puedan acercarse fácilmente a la Eucaristía y «católicos de segunda clase» que están destinados a permanecer sin el Pan de Vida durante dos años seguidos.


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Madagascar: encuentro del Papa con los jóvenes

El Papa a los Jóvenes: “Con fe y alegría sean constructores de futuro”

“Busquen esa felicidad que nadie les podrá quitar”. Discurso del Santo Padre a los jóvenes de Madagascar durante la Vigilia en el Centro Diocesano de Soamandrakizay, en el marco de su 31° Viaje Apostólico a África.

Renato Martinez – Ciudad del Vaticano

“Que la luz de la esperanza no se apague. Nuestra Madre mira a este pueblo de jóvenes que ella ama, que también la busca haciendo silencio en el corazón, aunque en el camino haya mucho ruido, conversaciones y distracciones; y le implora para que no se apague la esperanza”, lo dijo el Papa Francisco a los jóvenes de Madagascar, este 7 de septiembre de 2019, durante la Vigilia en el Centro Diocesano de Soamandrakizay, en Antananarivo, en el marco de su 31° Viaje Apostólico a África.

El discípulo de Jesús esta siempre en movimiento

En sus saludos a los Jóvenes, el Santo Padre resaltó el esfuerzo que realizaron muchos de ellos para participar en esta vigilia. Después de los cantos y bailes tradicionales que los jóvenes interpretaron dando muestra de alegría y entusiasmo, el Pontífice respondió a las preguntas presentadas por los jóvenes en sus testimonios, y agradeció a los jóvenes por compartir con cada uno de los presentes su camino de búsqueda entre aspiraciones y desafíos. “¡Qué bueno encontrar dos jóvenes con fe viva, en movimiento! Jesús nos deja el corazón siempre inquieto, nos pone en camino y en movimiento. El discípulo de Jesús – precisó el Papa – si quiere crecer en su amistad, no puede quedar quieto, quejándose o mirándose a sí mismo. Debe moverse, debe actuar, comprometerse, seguro de que el Señor lo apoya y lo acompaña”.

Busquen esa felicidad que nadie les podrá quitar

El Santo Padre recordando la pregunta que Jesús hace a sus discípulos a orillas del rio Jordán dijo que, el Señor sabe que somos buscadores de esa «felicidad para la cual fuimos creados» y que «el mundo no nos podrá quitar». Haciendo referencia al testimonio de Rova, el Pontífice precisó que, esa inquietud que tenía la joven en su corazón hizo que descubriera que su vida era una misión. “Esta búsqueda de fe ayuda a hacer que el mundo en el que vivimos sea mejor, más evangélico. Y lo que hiciste por los demás, te transformó, cambió tu forma de ver y de juzgar a las personas. Te hizo más justa y más humana. Te comprometiste y descubriste cómo el Señor se comprometió contigo dándote una felicidad que el mundo no te podrá quitar”.

Jesús es el don más grande para los jóvenes

En la misión que emprendió uno de los jóvenes, el Papa Francisco señaló que, aprendió a conocer no sólo las cualidades, sino las historias que se esconden detrás de cada rostro. “Dejaste de lado la crítica fácil y rápida, que siempre paraliza, para aprender algo que a muchas personas nos puede llevar años descubrir. Te diste cuenta que, en muchas de las personas que estaban en prisión, no había maldad sino malas elecciones. Erraron el camino y lo sabían, pero ahora tenían ganas de recomenzar”. Esto, dijo el Pontífice, nos recuerda uno de los regalos más hermosos que la amistad con Jesús nos puede ofrecer. «Él está en ti, Él está contigo y nunca se va. Por más que te alejes, allí está el Resucitado, llamándote y esperándote para volver a empezar» y confiarte una misión.

No corran detrás de una “felicidad aparente”

En este camino de búsqueda, el Santo Padre advirtió que existen “espejismos que nos prometen y encantan con una felicidad aparente, rápida, fácil e inmediata, pero que al final dejan el corazón, la mirada y el alma a mitad de camino. Esas ilusiones que, cuando somos jóvenes, nos seducen con promesas que nos adormecen, nos quitan vitalidad, alegría, nos vuelven dependientes y encerrados en un aparente círculo sin salida y lleno de amargura”.  Una amargura que, yo no sé si es verdad, pero les puede hacer caer en el peligro de pensar: “Es así … nada puede cambiar y nadie puede cambiarlo”.

Con Jesús siempre hay nuevos horizontes

Por ello, el Papa Francisco señaló que, el Señor es el primero en decir: no, este no es el camino. El Señor nos llama por nuestros nombres y nos dice: ¡Sígueme! No para hacernos correr detrás de espejismos, sino para transformarnos a cada uno en discípulos-misioneros aquí y ahora. Él es el primero en desmentir todas las voces que buscan adormeceros, domesticaros, anestesiaros o silenciaros para que no busquéis nuevos horizontes. Con Jesús siempre hay nuevos horizontes. Él nos quiere transformar a todos y hacer de nuestra vida una misión. Pero nos pide que no tengamos miedo a ensuciarnos las manos.

Jóvenes constructores de futuro

A través de ustedes, alentó el Obispo de Roma, entra el futuro en Madagascar y en la Iglesia. El Señor es el primero en confiar en ustedes y les invita a que también confíen en ellos mismos, en sus habilidades y capacidades, que son muchas. Les invita a animarlos, unidos a Él para escribir la página más hermosa de vuestras vidas, a superar la apatía y a ofrecer, como Rova, una respuesta cristiana a los múltiples problemas que tenéis que enfrentar. Es el Señor quien nos invita a ser constructores del futuro. Contribuyendo a ello como sólo vosotros podéis hacerlo con la alegría y la frescura de vuestra fe.

“El Señor no quiere aventureros solitarios. Él nos regala una misión, sí, pero no nos manda solos al frente de batalla”

El encuentro con Jesús es irremplazable

El Santo Padre haciendo referencia al segundo testimonio, el de Vavy Elyssa, dijo que es imposible ser discípulo misionero solos; necesitamos de los demás para poder vivir y compartir el amor y la confianza que el Señor nos tiene. “El encuentro personal con Jesús es irremplazable, pero no en solitario sino en comunidad. Es cierto que solos podemos hacer cosas grandes, sí; pero juntos podemos soñar y comprometernos con cosas inimaginables”. Así podremos aprender a descubrir y discernir los caminos que el Señor nos invita a recorrer, los horizontes que tiene para vosotros: Pero ¡nunca aislarse o “querer estar solos”! Esa es una de las peores tentaciones que podemos tener.

La fe es un camino comunitario

Por ello, el Papa Francisco resaltó que, en comunidad podemos aprender a presenciar los pequeños milagros cotidianos, así como los testimonios de lo hermoso que es seguir y amar a Jesús. Y esto, muchas veces de forma indirecta, como en el caso de tus padres Vavy que, nos muestran un hermoso camino por el que transitar. Camino que se sella cada vez que os dan los frutos de la tierra para ofrecerlos en el altar. ¡Cuánta falta hacen estos testimonios! O como tu tía o las catequistas y los sacerdotes que las han acompañado y sostenido en el proceso de fe. Todo ayudó a engendrar y animar vuestro “sí”. Todos somos importantes y necesarios y nadie puede decir: “no te necesito” o “no formas parte de este proyecto de amor que el Padre soñó al crearnos”.

La fuerza del “sí” de la joven María

Somos una gran familia, y podemos descubrir, queridos jóvenes afirmó el Papa, que tenemos una Madre: la protectora de Madagascar, la Virgen María. Siempre me impactó la fuerza del “sí” de María joven. La fuerza de ese “hágase según tu palabra” que le dijo al ángel. Fue algo distinto a un “sí” como diciendo: “bueno, vamos a probar a ver qué pasa”. María no conocía la expresión: “Vamos a ver qué pasa”. Dijo “sí”, sin vueltas. Fue el “sí” de quien quiere comprometerse y arriesgar, de quien quiere apostarlo todo, sin más seguridad que la certeza de saberse portador de una promesa. Aquella muchacha hoy es la Madre que vela por sus hijos que caminamos por la vida muchas veces cansados, necesitados, pero queriendo que la luz de la esperanza no se apague. Eso es lo que queremos para Madagascar, para cada uno de vosotros y de vuestros amigos: que la luz de la esperanza no se apague.

Que nunca les falte la luz de la esperanza

Antes de concluir su discurso, el Papa Francisco encomendó en manos de la Virgen María, la protectora de Madagascar, la vida de todos y cada uno de los jóvenes, de sus familias y amigos para que nunca les falte la luz de la esperanza y Madagascar pueda ser cada vez más la tierra que el Señor soñó. Que ella les acompañe y les proteja siempre. Y, concluyó pidiendo a los jóvenes que no se olviden de rezar por él.


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Mozambique: encuentro del Papa con los jóvenes

Mozambique. Papa a jóvenes: “resignación y ansiedad matan los sueños”

El Pontífice se reúne con los jóvenes de Mozambique en un encuentro interreligioso y les pide luchar contra la ansiedad y la resignación; también perseverar en sus sueños, siempre unidos y nunca contra los demás.

Mireia Bonilla – Ciudad del Vaticano

En la mañana del 5 de septiembre, el Papa Francisco tuvo un encuentro Interreligioso con los jóvenes mozambiqueños en el Estadio Maxaquene situado en la capital del país en el que les recordó que son importantes y que tienen que creérselo, pero “con humildad”: “vosotros no sois sólo el futuro de Mozambique, tampoco de la Iglesia y de la humanidad. Vosotros sois el presente que, con todo lo que sois y hacéis, ya estáis aportando lo mejor que hoy podéis regalar”. También les expresó que una de las principales características de los jóvenes de Mozambique es “la alegría de vivir”, algo “que se podía palpitar en el estadio” puntualizó y señaló que ellos, a diferencia de los adultos, caminan con dos pies pero no en paralelo, sino uno delante del otro “dispuestos a partir”. Por otro lado les pidió estar atentos “a todos que los quieren dividir, fragmentar o enfrentar”.

Nuestras diferencias son necesarias

Agradeciendo la participación al encuentro de jóvenes de distintas confesiones religiosas, así como de aquellos que sin ser parte de alguna tradición religiosa estaban presentes, el Papa explicó que este encuentro era un signo de hacer experiencia de que todos somos necesarios, y “nuestras diferencias – puntualizó –  también son necesarias”.

No dejarse robar la alegría ni darse por vencido

En su discurso el Papa dio algunos consejos a los chicos y chicas, ente ellos “no dejarse robar la alegría” ni dejar “de cantar y expresaros de acuerdo a todo lo bueno que aprendisteis de vuestras tradiciones”. También les pidió cuidarse de dos actitudes que matan los sueños y la esperanza: la resignación y la ansiedad. “Son grandes enemigas de la vida, porque nos empujan normalmente por un camino fácil, pero de derrota, y el precio que piden para pasar es muy caro. Se paga con la propia felicidad e inclusive con la propia vida” les explicó. Hay que estar muy atentos porque esa actitud – continuó – “te hace tomar la senda equivocada”. Es por eso que cuando todo parece paralizado y estancado, cuando los problemas personales nos inquietan, los malestares sociales no encuentran las debidas respuestas, “no es bueno darse por vencido” dijo el Pontífice.

No resignarse: seguir el ejemplo de Eusebio da Silva

El Papa hablando de una de las dos actitudes que matan los sueños, puso el ejemplo de uno de los grandes jugadores de fútbol, Eusebio da Silva, quien aprendió a “no resignarse”. “Pese a las severas dificultades económicas de su familia y la muerte prematura de su padre, no pudieron impedir sus sueños; su pasión por el fútbol lo hizo perseverar, soñar y salir adelante, ¡y hasta llegó a hacer 77 goles para este club de Maxaquene!” les expresó el Papa.

La enemistad social destruye

“¡Qué importante es no olvidar que la enemistad social destruye!” exclamó el Santo Padre a los jóvenes, asegurando que la enemistad destruye la familia, destruye un país y el mundo entero, pero, la enemistad más grande – señaló – “es la guerra”. En este sentido, volvió a recordar un proverbio que ya ha recordado en otras ocasiones o muchos otros jóvenes: “Si quieres llegar rápido camina solo, si quieres llegar lejos, ve acompañado”. Se trata – puntualizó – “siempre de soñar juntos, nunca contra otros”.

Frente a la ansiedad el Papa pide paciencia

El Papa también señaló que otra de las actitudes que matan los sueños es la “ansiedad”: “Puede ser una gran enemiga cuando nos lleva a bajar los brazos porque descubrimos que los resultados no son instantáneos”. El Papa pidió a los jóvenes tener paciencia y empeño, renunciando a las prisas. También les aconsejo no tener miedo de apostar y de cometer errores: “Las cosas más hermosas se gestan con el tiempo y, si algo no te salió la primera vez, no tengas miedo de volver a intentar, una y otra vez. No tengas miedo a equivocarte, nos vamos a equivocar mil veces, pero no caigamos en el error de detenernos porque hay cosas que no nos salieron bien la primera vez”.

María Mutola, ejemplo de perseverancia

La perseverancia y la paciencia son las claves para conseguir los sueños, dijo el Papa y puso el ejemplo María Mutola, “que aprendió a perseverar, a seguir intentando a pesar de no cumplir su anhelo de la medalla de oro en los tres primeros juegos olímpicos que compitió; después, al cuarto intento, esta atleta de los 800 metros alcanzó su medalla de oro en las olimpíadas de Sídney”. Ha ella, “la ansiedad no la hizo ensimismarse – continuó – es un ejemplo de como el deporte nos enseña a perseverar en nuestros sueños”.

No dejar de lado a los ancianos

En sus palabras no faltó una mención a los ancianos, siempre recordados por el Papa Francisco, “quienes pueden ayudar a que vuestros sueños y aspiraciones no se sequen, no los tire el primer viento de la dificultad o la impotencia” les aseguró Francisco, porque ellos son “nuestras raíces”. En este sentido el Papa recordó que en ocasiones los mayores prueban a enseñar las cosas de modo impositivo, “como advertencia, metiendo miedo” y esto es “un error”.

El Papa explica el gesto de “la mano tendida”

Por último, el Pontífice hablo de la importancia de ser “manos amigas”, “una mano tendida”. Un gesto que consiste – explicó – “en buscar crecer en la amistad también con los que piensan distinto, para que la solidaridad crezca entre vosotros y se transforme en la mejor arma para transformar la historia”. “La solidaridad es la mejor arma para transformar la historia” puntualizó. Al final de su discurso, destaca su reflexión: “Dios os ama, y en esa afirmación estamos de acuerdo todas las tradiciones religiosas”.

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